Cosí come per il Marocco l'anno precedente anche per questo viaggio in Turchia non ho un diario da rispolverare e non mi rimangono che pochi foto scattate da Claudio e comunque, come sempre, ricordi magari sbiaditi ma ancora ben presenti nella mia mente.
Siamo in tre, io con la mia Kawasaki 650 e Fabrizio con Claudio (saremo insieme anche nel 2006 on Scozia) in sella alla loro BMW R75. È una mattina di agosto quando partiamo senza avere una seppur minima idea di pianificazione della strada che ci aspetta per raggiungere la nostra meta: Istanbul. Ricordo che in una sola giornata ci bevemmo i 1.000 km da Lecco a Belgrado! La sera dopo eravamo a Sofia in una Bulgaria ancora sottomessa alla "protezione" di madre Russia.; negozi vuoti, enormi palazzi squadrati color cemento, strade malmesse e soprattutto gli sguardi tristi, tutt'altro che sorridenti della gente. In città i pochi hotels avevano prezzi troppo alti per le nostre tasche e cosí ci sistemammo con i nostri sacchi a pelo sotto una pensilina, a riposo della pioggia. Il mattino (doveva essere lunedí) apro gli occhi e vedo davanti a noi una dozzina o forse più di lavoratori in attesa del loro bus che ci guardavano sorpresi e ed incuriositi. Lungo la strada che ci portava a Edirne e cioè al confine con la Turchia ci fermò la polizia locale che ci contestava una velocità eccessiva; non ricordo se ci toccò pagare qualcosa oppure no, ricordo però uno dei due poliziotti del quale non riuscimmo a stabilire se fosse un uomo oppure una donna. Della Bulgaria di allora ricordo anche il prezzo delle Marlboro che se Italia potevano costare 500lire laggiù costavano dieci volte tanto; una barattolo di Nutella 10.000 delle nostre vecchie lire, e parliamo di 35 anni fa!
La Istanbul di allora non era nemmeno lontanamente paragonabile alla metropoli cosmopolita e moderna di oggi; forse anche per questo luoghi come la Moschea Blu, Santa Sofia
o il Topkapi mi sembravano ancor più ricchi di fascino. Non potevamo poi passare da Istanbul senza assistere ad uno spettacolo di danza del ventre; il locale dove capitammo fu il Kervansaray (tuttora attivo) e ad esibirsi erano tre danzatrici che si alternavano sul palco al centro del locale strapieno (folta la rappresentativa italiana!). Noi tre eravamo confinati in fondo e per vedere da vicino lo "spettacolo" ci passavamo la macchina fotografica di Claudio per avvicinarci e fingere di scattare qualche foto; tutto questo tra un gin fizz e un altro!
Purtroppo due sole settimane di ferie non ci consentivano di passare il Bosforo ed arrivare in Cappadocia anche perchè volevamo attraversare la Grecia visitando Atene
. Lungo la strada ricordo "le feste del vino", una sorta di sagra paesana dove entrando compravi una tazza che ti consentiva di poter assaggiare ogni qualità di vino locale attingendo direttamente dalle botti posizionate attorno. Facile immaginare come poteva finire una serata là dentro.
Arrivati ad Atene e mentre cercavamo la via per tornare al nostro camping lungo strade assolutamente anonime chi incrocio? Silvano e la Lella con la loro Guzzi Idroconvert, esattamente come l'anno prima in Spagna; questo senza sapere assolutamente che potessero anche loro trovarsi da quelle parti. La sera ceniamo con loro alla Plaka in uno dei tanti ristorantini che animavano questo quartiere di Atene a ridosso dell'Acropoli; il ritmo del sirtaki rendeva tutto ancora più piacevole.
Lasciata Atene ci dirigiamo verso Igoumenitza e lungo la strada conosciamo un motociclista solitario con una Kawasaki Z900 ( la sorella maggiore della mia); scopriamo che è un dentista tedesco e ne approfitto per farmi dare un'occhiata ad un molare che mi da fastidio....!
Ad Igoumenitza decidiamo di traghettare a Corfù per goderci qualche giorno di mare; in attesa di imbarcarci finiamo in una osteria dove alcuni avventori locali ci offrono un bicchiere (....forse più d'uno) di ouzu, una specie di anice che andrebbe bevuto allungato con acqua...! A Corfù ci sistemammo in una sorta di dependence di un hotel di fronte al golfo di Paleokastritsa dove conosciamo alcuni genovesi in vacanza con i quali facciamo amicizia. La sera siamo seduti in un ristorante quando vediamo distribuire pigne di piatti senza capirne la ragione; l'arcano si scopre poco dopo quando gli avventori cominciano a romperseli reciprocamente sulla testa (sono di gesso e quindi de tutto innocui). Non ci tiriamo certo indietro e facciamo pienamente la nostra parte. Chissà se questa "tradizione" è ancora in uso? Nel mare di Paleokastritsa vidi per la prima volta in azione uno windsurf, sport che poi ho praticato, divertendomi, per molti anni.
Lasciata Corfù non ci rimase che imbarcarci alla volta di Brindisi e da lí risalire lo stivale e fare ritorno a casa. Con Fabrizio e Claudio siamo tuttora buoni amici ed è bello ritrovarci ancora oggi a distanza di molti anni e ricordare, con un pizzico di sana nostalgia, quei giorni passati insieme in sella alle nostre moto.