LA STRADA DEL CONDOR
Lascio Mendoza e i suoi vigneti con la certezza che, oggi, la strada ha in serbo per me qualcosa di speciale.
Mi aspetta l’Aconcagua, la montagna più alta della Cordigliera delle Ande e dell’intero emisfero Australe.
Percorro il passo poco sopra i 3600 metri, scivolando lungo la nuova strada asfaltata che conduce sul versante Cileno. Avrei preferito avventurarmi per la vecchia strada sterrata, che purtroppo è chiusa al traffico.
Oltre i 3000 metri la forza del vento gelido si fa più intensa, ma la giornata mi regala una delle immagini che rimarrà tra le più belle ed emozionanti di questo viaggio. Sì, perché, improvvisamente, un magnifico esemplare di condor appare sopra di me per pochi secondi che sembrano minuti interminabili. Immagino sia a caccia di qualche preda, ma a me piace pensare che voglia dirmi “tranquillo, qui è il mio regno e ci sono io a proteggere il tuo cammino”. E’ questa una delle tante foto di viaggio non scattate, forse le più belle proprio perché custodite gelosamente nella mente, come segreti.
Prima del confine Argentina/Cile, all’ingresso del Parco Provinciale Aconcague, mi fermo per ammirare il “Puente del Inca”, una curiosa formazione geologica famosa per le sue sorgenti di acqua termale. La leggenda le Puente del Inca, infatti, racconta di una malattia misteriosa che aveva colpito l’erede al trono dell’impero Inca il quale, bevuta l’acqua di queste sorgenti, ritrovò miracolosamente la salute.
Valicato il Paso del Los Libertadores e superata Portillo (qui nel 1966 si disputarono i primi mondiali di sci alpino nell’emisfero australe e il nostro Carlo Senoner vinse l’oro nello slalom) iniziano gli spettacolari 31 tornanti del Caracoles. Mi godo ogni singola curva, scendendo lentamente tutt’uno con la mia vecchia, amatissima Africa Twin, splendida compagna di questo viaggio iniziato in Alaska ormai più di 30.000 km fa!
Quando arrivo a Santiago del Cile, mi sento galvanizzato. Mi piace questa città.
Ci ero già passato 6 anni fa, ma questa volta mi fermerò per un paio di giorni, come merita la capitale cilena.
Da qui, inizierà l’ultima parte della mia straordinaria avventura attraverso le due Americhe: sempre più a Sud, verso… Ushuaia!
Scarico la moto, e ripongo il Rider400 nella borsa. Sorrido, pensando ai viaggi che facevo quarant’anni fa, utilizzando cartine sgualcite e non sempre affidabili. In fondo, è bello che alcune cose, come i navigatori, cambino, e che altre, come le montagne del sud America, invece, esattamente come erano, intatte e perfette.
Nei giorni successivi, sul Lago Viedma, a Sud di El Calafate e ancora nei pressi di Torres del Paine ho ammirato ancora il volo di un condor sopra di me. Amo pensare che fosse lo stesso che mi ha accompagnato sull’Aconcagua, proteggendomi con le sue ali sino giù, alla “fin del Mundo”, dopo 34000 km di strada.