ITALIA-SINGAPORE
27 giugno -9 settembre
DURATA   74 GIORNI
KM PERCORSI   19.000 CIRCA
TAPPE PRINCIPALI   SLOVENIA-CROAZIA-SERBIA-BULGARIA-TURCHIA-IRAN-PAKISTAN-INDIA E LADAKH-MYANMAR-TAHILANDIA-MALESIA-SINGAPORE
ACCESSO AL LINK CON LA MAPPA DEL VIAGGIO - YOUPOSITION
http://www.youposition.it/it/map/6308/from-italy-to-australia.aspx

Dopo mesi di attesa e qualche notte insonne è tempo di partire per questa nuova avventura che condividerò in tutto o in parte con altri amici. Il viaggio, come sempre del resto, anche in questo caso è iniziato da tempo con ore passate a consultare cartine, raccogliere informazioni sul web e modificare man mano quello che era in realtà il mio progetto iniziale che prevedeva l’arrivo in Indonesia (e da lì l’Australia) attraverso la Cina da Nord (Mongolia) a Sud (Laos).
Davvero troppo elevati i costi per ottenere il permessi di circolazione con la mia moto in territorio Cinese…..pazienza!
Ci troviamo ad Olginate (bar La Fiorita) con Enrico, Maurizio Limonta e Rudolf, un medico tedesco conosciuto da Maurizio in Islanda lo scorso anno .
Una buona birra con Silvano, Gianni, Valentino, Fabio ed Eugenio e l’abbraccio con Ivana che anche in questa occasione mi aspetterà pazientemente a casa.
Ci fermiamo per la sera a Correzzola dove Maurizio Pistore ha organizzato una piacevole serata resa ancor più bella dalla presenza di altri amici come il mitico Simone e poi Daniele, Stefania, Ylenia, Anna ed ovviamente Franco che con lo stesso Maurizio completerà il gruppo.
Il giorno successivo attraversiamo, con la compagnia di diversi acquazzoni, SLOVENIA, SERBIAa e CROAZIA dove ci fermiamo per la notte (affittacamere) nella graziosa cittadina di Slavonski Brod. Cena e birre al “Kuca Piva” ….la “casa della birra” appunto!
Giovedì 29 giugno entriamo in BULGARIA e ci fermiamo a Sofia dove alloggiamo all’Hostel Tencoin (8€) – visita di rito alla splendida cattedrale di Aleksandr Nevskij e via in direzione TURCHIA e Istanbul dove ci fermiamo 2 notti al Sultan Hostel situato nel caratteristico quartiere di Sultanhmed a ridosso della Moschea Blu e Santa Sofia . E’ la terza volta che vedo Istanbul (la prima volta fu nel 1978 allora come oggi in moto) ma nonostante questo la sua bellezza non finisce mai di stupirmi. Una visita all'animatissimo Gran Bazar mentre per la sera ci concediamo un giro in barca sul Bosforo che con i colori del tramonto è davvero uno spettacolo d favola .
Il giorno successivo viaggiamo ancora comodamente su strade a 4 corsie fermandoci per la notte nella splendida Amasya, antica capitale Ottomana sulle rive dello Yeşilırmak; davvero una chicca questo luogo che non conoscevo pur avendo in passato attraversato la Turchia in lungo e in largo .
Purtroppo il Dominator di Franco ha un problema alla catena che deve necessariamente essere risolto e si fermerà ad Amasya in attesa del ricambio (tendicatena) in arrivo dall’Italia via DHL. Qualche problema di “tempistica” invece con Rudolf che fatica a tenere il nostro ritmo e soffre parecchio il caldo torrido che ci accompagna in queste prime tappe sostanzialmente di “trasferimento”. Io Maurizio P, Maurizio L. ed Enrico ripartiamo di buon’ora diretti ad Erzurum mentre Rudolf decide di fare con calma e riprendere la strada più tardi….sono quasi 600 km e temiamo che non ci possa raggiungere. Ci fermiamo in realtà 25 km prima di Erzurum in un nuovissimo Hotel (15€) sulla dx della superstrada con annesso parcheggio e ristorante. Ottima scelta, anche perché la città non offre granché. Quando ormai non ci speravamo più, ecco che poco prima delle 23 compare il mitico Rudolf con la sua KTM, distrutto dalla fatica, ma felice di averci raggiunto.
Martedì 4 luglio – Ultimo giorno in Turchia. Viaggiamo su strade sempre a 4 corsie ma ora più divertenti con passi anche oltre i 2000m e ci fermiamo per la notte nella vivacissima Dogubayazit città Curda alle pendici del monte Ararat ad una trentina di km dal confine Iraniano. Pensavo di alloggiare all’Hotel Esfahan dove avevo dormito con Ivana 3 anni fa di ritorno dall’Iran….ma pare sia fallito e troviamo un letto al vicino Hotel China (15€), modesto…ma economico. Nel pomeriggio saliamo in taxi al castello di Ishak Pasha dove ci beviamo l’ennesimo thè godendo di una fantastica vista sulla città e le montagne circostant i. Ci ritorneremo domattina in moto prima di avviarci alla frontiera Turco/Iraniana.

Lasciamo Dogubayazit e risaliamo all’ Ishak Pasha da dove, con il colori del primo mattino, il panorama attorno appare ancora più bello. Facciamo colazione nel chiosco adiacente dove il simpatico gestore rivendica la propria appartenenza Kurda prima ancora che Turca. Ci fermiamo poi lungo la strada per le foto di rito con le nostre moto e l’imponente monte Ararat alle nostre spalle. Alla dogana di Bazargan ce la sbrighiamo abbastanza velocemente passando da un ufficio dove una gentilissima ragazza ci spiega in un perfetto inglese le formalità da sbrigare. Maurizio L. e Rudolf devono anche sottoscrivere una assicurazione RC non prevista sulla loro carta verde, ma non è un problema. Siamo in IRAN !
In serata eccoci a Tabriz dove alloggiamo nell’economico ma accogliente Hotel Iran e ceniamo nell’adiacente “kebab”.
Giovedì 6 luglio – giornata dedicata alla visita di questa grande città (1,5 mil. di abitanti) che ha nel “Gran Bazar” il suo cuore pulsante; ci arriviamo con un taxi e ne rimaniamo subito affascinati per la sua vitalità, i suoi odori e gli occhi nerissime delle donne (ragazze soprattutto) che incrociano lo sguardo incuriosite dalla nostra presenza. Sono spesso molto carine e sempre accuratamente truccate, con il velo spesso sempre più tirato all’indietro così da lasciare in vista il loro capelli .
Visita poi alla Moschea Blu ed al parco “Er Golì” , luogo tradizionalmente di ritrovo per la gente di Tabriz a passeggio nel viale che fa da cornice al grazioso lago artificiale o semplicemente seduta nel verde. Anche qui siamo piacevolmente oggetto della curiosità della gente che vuole conoscerci e farsi fotografare con noi.
7 luglio – lasciamo Tabriz e ci dirigiamo a Sud verso Hamadan, dove arriviamo in serata dopo quasi 700 km di strada con un caldo torrido e temperature sopra i 40°. Siamo ancora in territorio Kurdo, e gli uomini che conosciamo lungo la strada rivendicano questa loro origine.; fotografie e seflie si sprecano ogni volta che fermiamo le nostre moto . Una sosta anche per due foto ad una estesa piantagione di oppio...che vogliamo pensare sia finalizzata a scopi farmaceutici . Ci ferma anche una pattuglia di polizia locale che non ci chiede nemmeno i passaporti o altro, ma vuole semplicemente scattare qualche foto con noi !!! Il massimo è rappresentato nel centro di Hamadan , bellissima città, dove troviamo l’albergo che fa per noi; siamo letteralmente circondati e sopraffatti da uomini, donne, bambini che vogliono sapere da dove arriviamo, dove andiamo, se ci piace il loro Paese, quanto costano le nostre moto…..Fatichiamo a liberarci di questo assedio e finalmente riusciamo a portare le moto nel cortile interno dell’albergo. Intanto abbiamo perso Rudolf che oggettivamente fatica a tenere il nostro passo. Scopriremo poi che è arrivato ad Hamadan alle 22 ed alloggia in un altro Hotel.
8 luglio – sabato- Siamo a Esfahan, una delle mete “meritatamente” più turistiche di questo Paese. Alloggiamo al modesto “Amir Kabir Hostel” dove ci fermeremo due notti; non è con noi Rudolf che ci dirà essere partito tardi da Hamadam e non sa se ci raggiungerà qui. Percorriamo la 62 che scende più a Ovest (attraverso Malayer-Aligudarz-Daran) rispetto alle alternative più veloci, ma secondo noi meno attraenti. Caldo torrido anche oggi ed occhi che si chiudono e che esigono soste frequenti e litri d’acqua da bere.
Avevo un bellissimo ricordo di questa città (2014 con Ivana) ed in particolare della sua piazza “Emam“ e rivederla in tutto il suo splendore serale è stato fantastico . I due Maurizio ed Enrico che non la conoscevano ne rimangono affascinati, come non esserlo!
Cena tipicamente Iraniana in una sorta di “fast fodd” locale…..beh, non il massimo, ma non avendo trovato di meglio, per una volta va bene così!!! Ci fermiamo qui ovviamente anche per un'altra notte e quindi con una intera giornata a disposizione; purtroppo il bellissimo "ponte dei 33 archi" è come già nel mio viaggio del 2014 all'asciutto, ma una visita la vale sempre. Torniamo in piazza Emam dove con Maurizio L. viviamo l'esperienza di un incontro toccante con una ragazzina non ancora tredicenne che prima ci chiede in un perfetto inglese se può conversare con noi e poi esprime il proprio disagio per vedere mortificati i sogni che ogni adolescente è giusto abbia e che invece sono infranti da una condizione in cui la propria libertà di pensiero e di vita stessa sono tuttora censurati. Questa ragazzina che chiameremo "Fatma" sogna di poter un giorno trasferisti negli USA e mentre ce ne parla si lascia sopraffare dall'emozione sino alle lacrime.....commuovendo anche noi. E' la contraddizione più evidente di questo Paese e del suo popolo straordinario che guarda all'occidente con grande curiosità ed interesse e che non merita la condizione in cui l'attuale amministrazione politico/religiosa la costringe.
10 luglio - poco più di 300 km per raggiungere la splendida Yazd dove alloggiamo all'Hotel Fazeli (70$ la tripla) che divido con Mauizio L. eed Enrico) ....ebbene sì, oggi esageriamo! Immancabile passeggiata tra i vicoli di questo antico caravanserraglio e poi a goderci la magnifica vista con le luci del tramonto dalla terrazza dell'Hotel. Personalmente ritengo che questa luogo meriti da solo un viaggio in Iran .
Riprendiamo la strada, bellissima con i primi colori del mattino , per Shiraz dove ci fermiamo 2 notti al "boutique hotel Faroug" posto ad un centinaio di metri della Moschea Nasir Molk che ovviamente visitiamo così come la splendida Moschea Vachil. Qui conosciamo Rahamat una guida 75nne che ci accompagna all'interno della Moschea (in realtà è un'area con più moschee al proprio interno) e con il quale ci intratteniamo piacevolmente a conversare anche su un tema di strettissima attualità cale la convivenza tra due religioni profondamente diverse ma figlie di una stessa matrice. In Iran la contrapposizione tra Islam (Sciita) e Cristianesimo non è di fatto presente tanto che nelle più grandi città del Paese sono presenti minoranze cristiane tranquillamente accettate. Secondo Rahamat il Corano non incita affatto a forme di violenza contro chi professa religioni diverse dall'Islam. Gli chiedo anche se ritiene migliore l'Iran di oggi o quello antecedente la rivoluzione Islamica che ha portato al potere l'attuale conduzione; a questa domanda mi risponde con un sorriso senza esprimere un a propria opinione.
Ci ritroviamo finalmente anche con Franco, Maurizio P, e Rudolf, anch'essi a Shiraz, ma in una sistemazione ad 8 km dal centro; domani riprenderemo la strada con loro in direzione Est verso Kerman.

Kerman è una città abbastanza anonima e poco attraente, ma rappresenta una tappa obbligatoria nel nostro avvicinarci al confine Pakistano. Alloggiamo all’Hotel Kerman (60$ per una tripla) dopo 560km abbastanza noiosi fatta eccezione per un tratto divertente che ci porta sino a quasi 2700 mt di quota. Kerman ci accoglie sotto una assurda cappa di umidità e raffiche di vento intriso di sabbia. La sera in albergo incrociamo alcune ragazze che ci dicono essere qui da Teheran per una festa privata….tacchi a spillo, gonne ampiamente sopra il ginocchio…insomma ne più ne meno di normalissime ragazze occidentali solo un inutile velo in testa a distinguerle.
Si riparte in direzione Bam, poco più di 400 km tenuto conto di due soste a visitare prima a Mahan il mausoleo di Shāh Ni'matullāh-i Walī , e poi alla bellissima cittadella di Rayen che merita ampiamente i 40 km di deviazione. Siamo anche qui accerchiati amichevolmente da famiglie che vogliono ovviamente farsi fotografare con noi e le nostre moto. Un signore ci libera addirittura la catena di accesso all’entrata della cittadella offrendoci l’abituale the.
Alloggiamo due notti nella Guesthouse del mitico Akbar conosciuto pressochè da tutti motociclisti e non solo che passano da queste parti. Bam è stata colpita da un violentissimo terremoto nel dicembre 2003 che non solo ha fatto migliaia di vittime, ma ha anche distrutto la splendida cittadella che ne faceva da cornice . La sua ricostruzione è ancora in corso, ma difficilmente recupererà il fascino di un tempo. Akbar è davvero un personaggio ed è orgoglioso dei suoi ospiti primo fra tutti il grande Giorgio Bettinelli che si fermò qui più volte.
16 e17 luglio – PAKISTAN - Lasciata Bam poco prima dell'alba con il sole che fa capolino di fronte a noi ci dirigiamo verso il confine Pakistano di Mirjaveh che superiamo abbastanza agevolmente. Subito veniamo presi in consegna da miliziani che si “prenderanno cura” di noi. Ci troviamo nel Baluchistan una regione, e lo sapevamo, tra le più calde in assoluto al mondo; la strada che sale sino a Quetta corre lungo il confine Afgano ed è spesso al centro di scorribande talebane che seminano vittime soprattutto tra il militari . Per la notte veniamo sistemati in una sorta di “caserma” dove mangiamo ciò che siamo riusciti a recuperare in un negozio di Bam sapendo cosa ci aspettava. All’interno di questa “caserma” arrivano anche una settantina di poveri disgraziati espulsi dall’Iran che vengono qui identificati prima di ripartire con dei bus . Stendiamo i nostri materassini e cerchiamo di riposare. Si riparte la mattina sempre scortati da una camionetta con tre miliziani armati di kalashnikov lungo una strada che scorre noiosamente in un deserto desolato. Per fare i 300 km sino alla cittadina di Dalbaldin ci impieghiamo quasi 8 ore superando una dozzina di check-point dove dobbiamo registrarci su una sorta di libro mastro sgualcito. Veniamo accompagnati in una sorta di hotel (molto più che un eufemismo….) nel quale siamo praticamente blindati; per acquistare acqua e altro all’adiacente negozietto siamo accompagnati dal nostro miliziano armato .
Si riparte in direzione di Quetta sempre rigorosamente scortati da questi miliziani vestiti di nero armati sino ai denti. Anche oggi strada noiosa con raffiche di vento anche piuttosto forti; fortunatamente al contrario di ieri le soste ai check.point sono velocissime e poco dopo le due siamo a Quetta. In città ci guidano più pattuglie e muoversi in questo caos di macchine, motorini, carretti, animali, ecc. non è cosa facile. Arriviamo in questo Hotel che mi pare di capire sia meta obbligata per tutti i viaggiatori che passano da qui. Nessuna possibilità di fare quattro passi in città, ma va bene cosi….dopo due notti pressoché insonni….
Il mattino seguente veniamo accompagnati al comando di polizia per ottenere una sorta di “lasciapassare” che ci consentirà di uscire dal Beluchistan sempre e comunque sotto scorta. Rientriamo il albergo alle 14 e dobbiamo ripartire immediatamente perché questo documento ha validità del giorno stesso in cui è rilasciato…..e ci aspettano più di 400 km per arrivare a Sukkur. Usciti dalla città nel solito delirio di motorini, auto, tuc-tuc, animali, biciclette, carretti trainati da asini la strada sale lungo una vallata anche piuttosto bella (peccato non poterci fermare per delle foto perché la scorta non lo consente) per poi ridiscendere….e qui accade l’incredibile. Viaggiamo a non più di 30kmh in una colonna di quei camion variopinti e anche belli da vedere, ma che faticano a sperare dislivelli anche modesti. Sento alle mie spalle delle urla ed un botto prima di venire colpito io stesso da qualcosa che mi fa cadere finendo contro del ruote di un camion fermo sulla corsia in saliti; ho solo il tempo di vedere sfilare accanto un camion a tutta velocità e realizzo che a farmi volar via la valigia di dx e farmi cadere è stato proprio lui. Diedro di me a terra le moto di Maurizio L. e Franco e più indietro quella di Enrico. Loro tre sono stati tamponati da un’auto centrata in pieno da quel maledetto camion che poi ha colpito me (il dramma è che nei loro specchietti vedevano il camion venirgli contro); non ci fosse stata di mezzo quell’auto non oso immaginare ciò che ci sarebbe potuto accadere. La scena che vedo con le moto a terra mi fa pensare che la nostra avventura fosse finita qui; miracolosamente invece le moto di Enrico e Maurizio non hanno alcun danno mentre la mia e quella di Franco hanno diversi danni…..ma possono tranquillamente viaggiare. Cosa sia successo a quel camion è un mistero; problemi ai freni? Probabile, ma perché poi si è fermato tranquillamente 100m sotto? Il camionista? Un ragazzino che per me poteva avere 16/17 anni …naturalmente, come ci confermano i militari giunti sul posto, senza patente. Quando lo vedo e gli chiedo cosa stesse facendo alza gli occhi al cielo dicendomi che è stato il volere di allah! Non voglio pensarlo, ma il dubbio che il suo gesto sia stato premeditato purtroppo rimane in noi. Comunque passata la rabbia del momento ci conforta il fatto che tutto sommato ci sia andata bene e che il viaggio può continuare. Valigia, parabrezza e altro me li farò spedire a Manali e rimetterò a posto il tutto! Intanto si è fatto buio e la scorta ci porta in una caserma nel villaggio di Sibi; dormiamo, si fa per dire, per terra massacrati dalle zanzare che non ci danno tregua tutta la notte….oggi è andata così.

Dopo una notte praticamente insonne (unico lato l’ospitalità del boss di polizia che prima di sistemarci sui nostri materassini sul terrazzo della caserma ci offre gin e wisky a volontà….un pazzo scatenato!) riprendiamo scortati la strada in direzione di Sukkur; fa un caldo incredibile e abbiamo la necessità di bere in continuazione. Lo scenario rispetto al Beluchistan è cambiato sia dal punto di vista ambientale (molto più verde e rigoglioso) che anche nell’atteggiamento della gente molto più disponibile; siamo nella regione del Singh una delle più operose del Paese . Da Sukkur risaliamo sempre su ottima strada verso Multan e il giorno seguente (22 luglio) arriviamo a Lahore capitale del Punjab che con i sui 11 mil di abitanti è la seconda del Pakstan ed una delle 10 città più popolose al mondo. Franco e Maurizio Pistore proseguono invece per Islamabad; ci ritroveremo più avanti. La città è attraversata dal fiume Ravi, un affluente dell’Indo; il confine con l’India è a pochi km e cominciamo a respirarne l’aria. Finalmente siamo liberi dalla scorta e possiamo muoverci liberamente dopo sette giorni; ne approfittiamo per visitare i Giardini Shalimar (luogo di incontro degli abitanti di Lahore), il Forte e la Moschea di Wazir Khan, una delle più belle del Pakistan . Non incontriamo nessun’altro occidentale in giro e questo spiega la curiosità della gente (giovani e non solo) che ci chiede di posare con loro per un selfie….incredibile!!!
23 luglio – INDIA !!! Ebbene sì, siamo entrati in India . Purtroppo in frontiera a Rudolf non viene accettato il visto elettronico fatto in Germania e valido solo per frontiere aeroportuali; è costretto ad andare ad Islamabad e recarsi in Ambasciata per ottenerlo. Siamo dispiaciuti anche noi, vorremmo aiutarlo ma non possiamo fare altro che dividerci momentaneamente anche perché io Enrico e Maurizio avevamo già sbrigato le formalità di uscita. Ci sistemiamo ad Armitsar in un buon hotel non lontano dal centro, ma raggiunto facilmente grazie al mio GPS con mappe dettagliate India…ottimo! Non perdiamo tempo con un tuc-tuc ci facciamo portare al Tempio d’Oro. Qui le parole non bastano a poter raccontare la straordinaria bellezza di questo luogo di culto importantissimo per il popolo Sik ; da pelle d’oca davvero!
Anche oggi 25 luglio fermi a Armintsar; giornata sostanzialmente di cazzeggio con giretto in tuc-tc nel centro a godere della incredibile vitalità di questo luogo . Nel pomeriggio torniamo al border con un taxi privato per assistere alla famosa cerimonia del cambio della guardia. L’atmosfera è quella di uno stadio di calcio dove le due “tifoserie” Pakistane da una parte ed Indiane dall’altra si sfidano a suon di slogan per noi incompensibili. Ci saranno almeno 5/6 mila persone e questo accade tutti i giorni; la cerimonia è piuttosto laboriosa e comunque pittoresca. Tutto bello, se non fosse però che i rapporti tra questi due Paesi continuano ad essere estremamente tesi e la contesa dei territori del Cashmir è lungi da trovare una soluzione pacifica .
Lasciata Armintsar ci dirigiamo verso Manali; lungo il percorso facciamo una deviazione per salire al monastero di Darmshal abituale residenza del Dalai Lama in Esilio. Piove e la strada è sempre più stretta e tortuosa e occorre fare grandissima attenzione, anche perché ormai abbiamo imparato a conoscere l’assoluta inaffidabilità degli autisti locali. Il Dalai Lama non è in sede, ma la visita al monastero ripaga alla grande delle difficoltà per arrivarci. Decine di monaci sono raccolti in preghiera; certo, qualche foto è d’obbligo, ma la magia di questo luogo è qualcosa che inevitabilmente di rimane dentro .
Piove ancora e difficilmente arriveremmo a Manali prima del tramonto, così decidiamo di fermarci per la notte in un più che dignitoso albergo lungo la strada prima di Jogindernagar; 150 km da Manali. Lasciato questo villaggio dal nome impronunciabile, riprendiamo la 20 che scende sino a Mandi….50km da incubo! Una carreggiata sulla quale due auto faticano a starci e trafficata da tantissimi bus e camion che non si curano affatto degli altri. Ad ogni curva incrociamo le dita per non trovarcene qualcuno davanti, e più d’una volta è davvero questione di cm. Da Mandi la strada che sale sino a Kullu è ottima e possiamo finalmente dareun po’ di gas alle nostre moto….poi da Kullu a Manali sono 40 km di sofferenza: carreggiata ancora stretta e poi buche, fango, cantieri, ma alla fine arriviamo in un buon albergo dove per una singola concordiamo per poco meno di 15€. Non perdiamo tempo e concordiamo con una “agenzia” locale l’affitto di 3 Royal Enfield che domani e per 4 giorni saranno il nostro mezzo di trasporto nel LADAKH sino a Leh!!!
28 e 29 luglio: due giorni da incorniciare. Siamo a Leh, capoluogo del Ladakh dopo 470 km di strada, solo a tratti in buono stato (ottimo l’asfalto sul Rhotang Pass sino a Leh), ma per lo più su sterrato reso difficile dalla pioggia e dal fango che conseguentemente si forma. Saranno pure dei “cancelli” queste Royal Enfield…..ma arrivano d’appertutto….dove con il mio GS non mi sognerei di andare, almeno con queste condizioni meteo. Superiamo guadi con acqua abbondantemente oltre il 50 cm, ma il paesaggio che ci si apre davanti ripaga largamente della fatica per poterlo ammirare. Superiamo il Rothang pass (3978) e poi in successione il Baralacha (4892, il Lacholang (5059) ed infine il mitico Tanglang che con i suoi 5328 m è il secondo valicabile al mondo . Lungo questii 470 km ci fermiamo per la notte nel villaggio di Jispa; con i miei compagni di questa spendida avventura in Ladakh divido una camera tripla con vista sulla vallata. Poter condividere giornate come queste con compagni di viaggio eccezionali come Maurizio ed Enrico è poi ancora più appagante
Leh è una cittadina vitale e se vogliamo “poco indiana” (…..non ci sono nemmeno i caratterisici tuc-tuc) anche perché qui arrivano viaggiatori da tutto il mondo attirati dalle bellezze naturalistiche e non solo di questa regione. Rilevante anche la presenza di esuli Tibetani che qui hanno trovato accoglienza e soprattutto la possibilità di praticare liberamente il proprio credo religioso…osteggiato invece in Cina della quale il Tibet è parte. Proprio in questi giorni il Dalai Lama è in visita a Leh e migliaia di questi Tibetani si radunano ordinatamente in una radura a Sud della città per vedere e soprattutto ascoltare la parola della loro indiscussa guida religiosa . Vedere questa marea di gente di più generazioni incamminarsi nei loro caratteristici abiti tradizionali verso il luogo d’incontro con il Dalai Lama finisce per coinvolgere emotivamente anche chi come noi è culturalmente lontano dalla loro filosofia religiosa. Non perdiamo l’occasione per visitare il tempio di Shanti Stupa ed il castello che sovrasta la città, un tempo dimora del sovrano.
Lunedì 31 agosto levataccia prima dell’alba per fare ritorno a Manali, non con le Royal, ma in auto 4x4 così da poter essere in serata tranquillamente in albergo dove arriviamo prima di cena. Purtroppo in albergo non c’è traccia del pacco con i miei ricambi (pare fermo ancora a New Delhi)….non solo, la valigia superstite lasciata sulla moto si è allagata per via della pioggia caduta in questi giorni (e delle cadute che ne hanno compromesso la tenuta)….e dentro avevo lasciato la cartelletta con alcuni documenti importanti tra i quali soprattutto il Carnet de Passage che occorre assolutamente preservare. Tutto steso ad asciugare sotto il ventolone a soffitto sperando che faccia il proprio dovere!
Del Ladakh mi rimarranno impressi nella mente paesaggi unici e bellissimi, le strade difficili che salgono ad altitudini incredibili, ma forse soprattutto i volti della sua gente meravigliosa .
Purtroppo i ricambi che sto aspettando sono ancora bloccati in dogana a Delhi e dopo tre giorni di inutile attesa decido con Enrico e Maurizio di lasciare Manali ed andare personalmente a Nuova Delhi e cercare di risolvere lì il problema dello sdoganamento. Non era nelle mie intenzioni, ma vorrà dire che vedremo anche la Capitale….con i suoi 16 mil. di abitanti!
Venerdì 4 agosto. Lasciamo Manali che è ancora buio anche perché ci aspettano 600km di strada dei quali i primi sessanta sino a Kullu sono tutt’altro che semplici con tratti di fango, buche, e un susseguirsi di cantieri…..e per di più piove a dirotto. Arriviamo a Delhi prima delle 18, ma in dogana è inutile andarci anche perché in UPS ci spiegano che il problema è in capo all’ispettore della dogana stessa; vedremo il da farsi.
Sabato 5 agosto - facciamo i turisti a tempo pieno godendoci le bellezze di questa enorme città cosmopolita. . Visitiamo il Red Castle, Qutb Minar , la Tomba di Humayun , la Porta dell’India, la bellissima Jama Masjid , il parco dove dimora la tomba del Mahatma Gandhi (grande emozione al cospetto di uno dei grandi della terra) e per finire il Tempio del Loto . Quest’ultimo, al di la della originalità architettonica, ha un significato estremamente importante che rispecchia del resto i valori di questo straordinario Paese e gli insegamenti del loro grande padre, il Mahatma Gandhi appunto. Rappresenta infatti un luogo di preghiera e di raccoglimento senza la presenza alcun simbolo o richiamo religioso rivolto a tutte e religioni che sono raccolte presenti. In India (1,3 mld di abitanti!) convivono pacificamente Induisti, Musulmani, Cristiani, Buddhisti, Taoisti, ecc. a riprova del fatto che tutto ciò e possibile.
Lasciata Nuova Delhi ci dirigiamo ad Acra perorrendo 240 km di comodissima autostrada. Poco prima di entrare in città il monsone ci costringe ad indossare di corsa l’antipioggia proprio nel momento più inopportuno! Trovarsi con le nostro moto cariche e pesanti nel caos di questa autentica città Indiana è da incubo! Tuc-Tuc che scorrazzano zizagando nel traffico, motorini sui quali trova spesso spazio una intera famiglia, auto, risciò stracarichi, autocarri d’ogni tipo, bus, cani randagi e per non farci mancare nulla enormi mucche incuranti di questo caos e liberamente a spasso in questo delirio!
Troviamo posto in albergo (appena fuori città) prendiamo un taxi che ci porti a visitare il Taj Mahal che nonostante la pioggia mi sorprende per la sua straordinaria bellezza. L’imponente struttura di marmo bianchissimo quasi si confonde con il grigio del cielo ed è bello poter ammirare questo gioiello anche così. Pensare che ci fu un Lord Inglese il quale pensava (al tempo l’India era ancora una colonia Britannica) di demolire il Taj Mahal per poter vendere il suo preziosissimo marmo. Un vero fenomeno questo Lord, fortunatamente inascoltato…..ma già, “business is business)….!

Lunedì 7 agosto, da Agra a Varanasi: una giornata difficile da raccontare, di certo la più difficile affrontata in sella alla mia moto. Attraversare villaggi o cittadine in un traffico inimmaginabile di tu-tuc, carretti di ogni tipo, rishò, motorini, auto, bus, autocarri e le immancabili mucche in un frastuono di clacson il tutto in con un caldo umido pazzesco è stato un vero e proprio incubo . Non ci siamo nemmeno fatti mancare il solito temporalone monsonico con acqua a secchiate! Con Enrico e Rudolf (a proposito ci siamo ricongiunti con lui ad Agra, bellissimo!) arrivo in hotel a Varanasi che sono quasi le 22 e con sorpresa troviamo la moto già parcheggiata di Maurizio di cui avevamo perso le tracce lungo i 600 difficilissimi km di oggi. Siamo distrutti, ma una buona birra prima ancora di salire in camera rimette un pochino le cose a posto.
8 agosto - Varanasi: c’è chi dice che non si può dire di conoscere l’India se non si è stati a Varanasi….beh, io in India non c’ero mai stato, ma ciò che i miei occhi hanno visto oggi e qualcosa di inenarrabile che nemmeno le foto hanno minimamente la capacità di riprodurre. Con una piccola barca io Rudolf e Maurizio (Enrico ha preferito rimanere in albergo) solchiamo le acque sacre del Gange dove la gente si cala per purificarsi incurante del colore salmastro, dei bufali che vengono portati qui per rinfrescarsi e di tutto quanto questo fiume raccoglie. Sì, perché i 200 corpi che mediamene vengono bruciati nell’arco di 24 ore non possono incenerirsi nelle tre ore che la pila di legna arde; così i resti non ancora inceneriti vengono consegnati alle acque del fiume così come la cenere stessa nel rispetto di un rituale davvero difficile da capire per noi e così lontano dalle nostre tradizioni. Eppure per questo popolo venire a concludere il proprio percorso terreno a Varanasi e quindi nelle acque del Gange è una vera e propria aspirazione. Ciò a cui ho assistito oggi rimarrà indelebile nella mia mente .
Oggi (9 agosto) io ed Enrico dobbiamo necessariamente trovare il modo di cambiare l’olio alle nostre moto (…dopo 11.000 km) ; in albergo ci indicano un “negozio” che potrebbe fare al nostro caso e dove poi trovare un meccanico che ci dia una mano. Comperato i 4 kg di olio necessari seguiamo un ragazzo che in motorino ci conduce alla propria “officina” (eufemismo) attraverso vicoli dove i nostri GS passano a fatica….e le imprecazioni si sprecano! Le operazioni di cambio olio avvengono in strada e non è difficile immaginare la calca di curiosi che inevitabilmente si crea. Conosco il fratellino e la sorellina del meccanico (11 e 12 anni), due ragazzini adorabili che parlano un ottimo inglese; il ragazzino sogna di fare l’avvocato e la sorellina il medico; vorrei tanto che questi loro sogni si potessero realizzare! Incontriamo anche un “giornalista” locale che prende nota di noi e del nostro viaggio; le foto, il selfies e le strette di mano si sprecano. Certo, curiosità, ma anche un affetto nei nostri confronti quasi commovente.

10 agosto Varanasi-Muzaffarpur km 350
Lasciamo Varanasi e ci dirigiamo verso Est; i monsoni iniziano a farci sentire la loro presenza con acquazzoni a tratti torrenziali che mettono a dura prova la nostra concentrazione e la nostra attrezzatura. Viaggiatori in moto da queste parti non ne hanno visti molti, e ad ogni sosta per un the lungo la strada (fortunatamente buona e anche a 4 corsie) finiamo per bloccare addirittura il traffico tanta è la curiosità della gente che si ammassa attorno a noi per una foto, un selfie o per una semplice stretta di mano. Arriviamo in albergo sotto il diluvio, stremati ma felici.
11 agosto Muzaffarpur-Siliguri km 440
Dopo il Punjab, l’Himachal Pradesh, il Ladakh, l’Uttar Pradesh, il Bihar oggi entriamo nella regione del Bengala Occ. Il posto più piovoso al mondo e con una densità abitativa tra le più elevate in assoluto (1000 ab. x kmq). Che fossimo nella stagione dei monsoni lo sapevamo, ma trovarcisi nel mezzo e per di più in moto è una esperienza pazzesca. Non c’è antipioggia che tenga e anche gli stivali stragarantiti denunciano qualche limite.
12 agosto Siliguri-Nalbari km 450 strada bloccata Giornata epica! Partiamo all’alba sotto la pioggia sapendo già che questa sarebbe stata una delle tappe più difficili in assoluto. Il paesaggio che man mano ci appare è da diluvio universale! Campi allagati, fiumi straripanti, villaggi sommersi dall’acqua con la gente che si adopera per mettere in salvo i propri bovini, il tutto nella più assoluta calma e normalità. Certo, i monsoni sono un fatto che si ripete da sempre ogni anno, ma vivere in queste condizioni non è certamente cosa facile! Fatichiamo con le nostre moto nei tratti dove all’asfalto si sostituiscono pietre e fango, ma riusciamo comunque a proseguire…….fino ad un punto in cui l’acqua ha totalmente allagato la strada superando il metro di altezza. Impossibile per tutti poseguire, e mentre i camion si fermano e aspettano che passi l’onda di piena (potrebbe durare anche 2 o 3 giorni) noi decidiamo di tornare indietro per una quindicina di km e riprendere una strada alternativa, più lunga ma che ci dicono essere percorribile. Ci concediamo un thè al riparo dal diluvio e veniamo ovviamente sommersi dalla gente…..non sono molti di certo i viaggiatori come noi passatida qui!
13 agosto Nalbari-Dimapur km 347
Dopo una notte in un “alberghetto” in compagnia di zanzare, scarafaggi e qualche grazioso topolino riprendiamo in nostro viaggio verso Est e la frontiera con la Birmania. Pioviggina, ma almeno non diluvia! Il paesaggio non è diverso da quello dei giorni scorsi: risaie, piantagioni di thè, mucche al pascolo lungo la strada e poi fiumi in piena e villaggi allagati. Proseguendo verso Dimapur il tempo cambia e rivediamo dopo giorni qualche timida occhiata di sole. Beh….ci poteva mancare il simpatico elefante indiano? Non credo ai miei occhi quando mentre sto scattando una foto me ne appare uno davanti!!!! Le foto sono ovviamente d’obligo .
A differenza di ieri l’albergo di questa notte è più che buono e a buon prezzo ….non altrettanto il suo ristorante….ma forse sono io allergico alla cucina cinese (i gestori sono cinesi). Pazienza, mangeremo meglio domani!
Oggi ho raggiunto di 12.000 km; il GS è malconcio, ma tiene botta!
14 agosto Dimapur-Impahl km 210
Bruttissima strada….ho messo la quinta negli ultimi 30 km dove finalmente buche, fango, frane e cantieri in corso hanno lasciato il posto ad un asfalto accettabile. Ceniamo splendidamente in compagnia di Rosario, Franco e Fabio (arrivato sin qui da Genova in Vespa); con loro domani entreremo in Birmania. Purtroppo Rudolf ha di nuovo un problema con il visto: quello d’ingresso in Birmania è scaduto e probabilmente dovrà prendere un volo per Delhi e farselo rinnovare.
15 agosto - MYANMAR !!!! – Impahl-Kalay km 340
Caricate le moto e pronti a riparti verso il border con il Myanmar ci accorgiamo che la gomma posteriore della moto di Maurizio è completamente a terra. Proviamo a gonfiarla quantomeno per raggiungere uno dei tanti gommisti presenti lungo queste strade. Io e Rudolf ci dirigiamo verso il confine dove ci aspettano Rosario, Fabio, Franco e i due Austriaci con i quali condivideremo i prossimi quattro giorni in Myanmar (è d’obbligo una guida con una sorta di tour organizzato). Le operazioni doganali sono piuttosto sbrigative grazie anche alla buona organizzazione cui ci siamo affidati...e che grazie alla quale anche Rudolf nonostante avesse un visto d'ingresso scaduto ha potuto passare la dogana. Raggiungiamo alla spicciolata la cittadina di Kalay (140 km dopo il border) e ci sistemiamo in un ottimo albergo. Il primo impatto con questo paese è straordinariamente positivo, sia per la simpatia della gente che incontriamo che per il paesaggio che vediamo scorrere . Completamente diverso il tutto rispetto all’India: meno auto (qui credo sia poca la gente che se la possa permettere) e quindi meno caos sulle strade (ben tenute), più pulizia in assoluto e gente molto più sorridente che vedendoci passare con le nostre moto si sbraccia per salutarci.
16 agosto Kalay-Bagan km 421
Giornata di guida piuttosto impegnativa, ma la fatica è ripagata dalla bellezza di un paesaggio dove padrona assoluta è la natura lussureggiante; qui il verde è il colore assoluto in tutte le sue più diverse sfumature . Attraversiamo villaggi dove i bambini nelle loro perfette divise scolastiche (qui come in India) si sbracciano per salutarci e quando ci fermiamo per una sosta veniamo accolti da strette di mano e sorrisi di questa gente, certamente povera ma di una dignità ammirevole . Anche le strade sono decisamente in uno stato migliore di quelle conosciute in India, anche per via di un traffico di gran lunga più modesto; incrociamo carri trainati da buoi, greggi di capre e mandrie di mucche portate al pascolo. Nelle risaie vediamo gruppi di donne intente nel loro lavoro con in testa i caratteristici copricapi.
17 Agosto - Una distesa di 26 chilometri quadrati di pianura dove sorgono, tra la vegetazione, 2.230 templi buddisti., questa è Bagan (antica capitale della Birmania), il sito archeologico di questo Paese, patrimonio UNESCO
Giornata di relax dedicata alla visita del sito che ospita i suoi famosissimi templi edificati tra l’11mo e il 12mo secolo. Bagan è una meta d’obbligo per chi viene in Myanmar ed il turismo ormai da qualche anno si sta sviluppando a vista d’occhio portando anche un po’ di benessere a questa gente così perbene. Purtroppo la stagione dei monsoni (…e ci siamo nel mezzo) non consente l’utilizzo delle mongolfiere per godere di questo spettacolo dall’alto; pazienza!
18 agosro Bagan- Bago km 625 - Giornata impegnativa sia per la lunghezza che per le condizioni meteo con il monsone che non ci da tregua. In realtà poco dopo Bagan inizia una autostrada he ci porterebbe dritti a Bago, ma interdetta alle moto. In realtà David e Evelin una coppia austriaca (F800 lui e F700 lei) che che sta attraversando la Birmania con noi decidono di provarci….e buon per loro fanno bene e arrivano in hotel 4 ore prima di me e Maurizio, seguiti poco dopo da Rosario e Franco che ha anche rotto la catena sostituita sulla strada con l’aiuto di due ragazzi molto in gamba (fortunatamente ne aveva una di scorta Maurizio). Rudolf, Enrico e Fabio arrivano invece con il buio e sono visibilmente provati. L’organizzazione di Zav che ci accompagna (obbligatoria per poter circolare in Myanmar) è sicuramente all’altezza, ma quattro giorni per attraversare il Paese è una evidente forzatura; ne occorrerebbero almeno due in più.
19 agosto Bago -Mae Sot THAILANDIA km 345
La strada è per la prima parte pianeggiante e piacevole per la guida anche per il paesaggio che ci scorre a fianco; molto belle anche un paio di cittadine che attraversiamo, ognuna con il suo bellissimo tempio. Inizia poi un tratto in collina, per nulla divertente dove il fondo è sconnesso e la carreggiata piuttosto stretta con camion e bus sempre più numerosi. A una quarantina di km dal border inizia invece un bellissimo tratto di asfalto perfetto con curve e controcurve che ci regalano un po’ di divertimento. Giunti al border con Zav che ci aiuta nel disbrigo delle pratiche di uscita ecco che il problema legato alla autorizzazione necessaria per poter circolare in Thailandia viene a galla. Iusciamo ad ottenere il visto d’ingresso, ma le moto rimangono bloccate nel cortile di un edificio doganale. Se non riusciamo a trovare un accordo con l’autorità doganale è un guaio serio perché l’autorizzazione non arriverebbe prima del 31/8
.
20-21-22 agosto – fermi in un buon hotel (meno di 20€ a notte per una camera singola) tartassando di mail e telefonata l’agenzia Thailandese (Aransisophon…ne parleremo…) che si sta occupando del nostro permesso di transito. Mae Sot è peraltro una cittadina anonima che ha poco da offrire in tutti i sensi se non un moderno centro commerciale….che è tutto dire.
Dopo tre giorni di noia io Maurizio, Rosario e Fabio decidiamo di prendere un bus e di farci tre giorni a Bankogk, evitando così di fermarci quando ripartiremo verso la Malesia. Già, perché a questo punto il piano di viaggio originario che prevedeva anche Laos e Cambogia va mio malgrado rivisto.. Rientrare in Thailandia dalla Cambogia per scendere poi in Malesia è da escludere perché richiederebbe un’altra autorizzazione e chissà quanto altro tempo (l’unico accesso alla Malesia è appunto dalla Thailandia). Pazienza!
10 ore di bus tutto sommato nemmeno tanto noiose e siamo nel traffico ordinato sì, ma pur sempre caotico e siamo in questa modernissima città di oltre 9 mil di abitanti. Alloggiamo al Bansangai Hostel, a qualche km dal centro, ma economico e molto ben tenuto… splendida la piscina in terrazza con vista sulla skyline della città . Di Bankogk si può dire di tutto e di più, ma poterla conoscere è stata comunque una esperienza che vale la pena vivere. Il Palazzo reale , il giro in barca (una sorta di gondolone a motore) tra i canali della città , l’escursione a Floating market di Damnoen Saduak sono mete indubbiamente turistiche, ma non per questo meno belle ! Immancabile anche la foto di rito con un discreto esemplare di pitone . Della Bankogk by night o dei “massaggi” più o meno terapeutici ognuno è libero di pensarla come crede.
26 agosto, io Maurizio riprendiamo e il bus e torniamo a Mae Sot mentre Fabio e Rosario pensano di passare un paio di giorni al mare.

27 agosto - Mae Sot-Mae Hong Son (km 411) - Io e Maurizio noleggiamo un auto e ci spingiamo verso Nord con l’intento di visitare una regione forse meno nota delle mete tradizionali Thailandesi, al confine con Laos e Birmania. Staremo in giro tre giorni prima di tornare a Mae Sot con la speranza di vedere poi risolto il nostro problema. La strada che ci porta a Mae Hong Son si snoda tra colline lussureggianti e paesaggi incantevoli in un susseguirsi di curve e controcurve che assicurerebbero un divertimento assoluto potendole percorrere con le nostre moto….pazienza! Pochi km prima di Mae Hong vedo un cartello che indica “boot river” e decidiamo di vedere di cosa si tratta anche perché Maurizio sapeva della presenza da queste parti di piccoli nuclei famigliari le cui donne si ornano sin dall’età di 5/6 anni di particolari monili metallici che ne allungano il collo. Una piccola barca ci conduce infatti ad un piccolo villaggio Karen, vicino al confine con il Myanmar, dove vivono appunto le “donne giraffa” della tribù dei Padaung, originaria della regione Kaya in Myanmar che si stabilì in Thailandia dalla metà degli anni 90. E’ un villaggio affacciato sul fiume e raggiungibile solo in barca e questo fa sì che non siano molti i viaggiatori che ci arrivino. Sono ormai le 18 e la luce è ideale per scattare foto alle quali queste donne non si sottraggono, ma anzi si prestano sorridendo e senza chiedere nulla in cambio; comperiamo per pochi spiccioli un paio di braccialetti e lo facciamo più che volentieri . Risalendo il fiume l’elica del motore della nostra barca ha un problema e non è più in grado di girare; il “barcaiolo” chiama soccorso dal cellulare e dopo una quindicina di minuti (ormai si è fatto buio) arriva un’altra barca che ci traina al molo di arrivo. Alloggiamo in uno splendido albergo il “Panorama” (18€ per una singola) e ceniamo in un altrettanto gradevole ristorante arredato in stile West Coast con musica americana anni ‘60/70. Giornata da incorniciare.
28 agosto - Due mesi dalla partenza…..e sembra ieri!!!
Mae Hong Son – Chiang Mai km 238
Prima di lasciare questa bellissima cittadina saliamo la collina per visitare il Wat Phrathat Kongmu, un bellissimo tempio spesso avvolto nella nebbia, ma che oggi io e Maurizio possiamo ammirare con un cielo azzurro a dispetto del monsone . Scendiamo poi al Wat Chong Kham Lake, un laghetto artificiale cui si affaccia un tempio che rappresenta poi il simbolo e la cartolina di questa città . Raggiungiamo nel pomeriggio Chiang Mai giusto in temo per farci accompagnare da un simpatico taxista e vedere e fotografare con una luce ideale lo Wat Phrathat Doi Suthep, il Wat Chedi Luang e il bellissimo tempio di Wat Phra Singh, luoghi simbolo di Chiang Mai
In albergo ci ritroviamo con Rudolf di ritorno da tre giorni in Laos e ceniamo con lui in una pizzeria (pessima); chiudiamo la serata con un giro tra i “gioiosi” locali del centro dove fanno bella mostra simpatiche ragazze in cerca di compagnia.
29 agosto Chiang Mai -Elephant Sanctuary – Mae Sot km 480
Continuiamo lungo la route 1065 per poi deviare dopo ca 70 km in direzione dell’ “Elephant Jungle Sanctuary” dove abbiamo appuntamento con l’organizzazione presso la quale abbiamo prenotato (io Maurizio e Rudof) una escursione di cui avevamo raccolto commenti entusiastici. In questo centro immerso nella jungla sono seguiti più di venti elefanti alcuni dei quali lasciati liberi nella vegetazione ed altri “a disposizione” dei visitatori che possono avvicinarvisi liberamente offendo loro banane e canna da zucchero. Già questa è una esperienza da vivere se poi ci aggiungiamo la possibilità di immergersi nell’acqua con alcuni di questi imponenti animali beh, cos’altro aggiungere. Certo, tutto avrei potuto immaginare che un giorno mi sarei immerso sino alla vita nell’acqua sciacquando e accarezzando un elefante. Torniamo nel solito nostro hotel di Mae Sot che è quasi sera….tanta roba anche oggi!
30 agosto – 31 agosto MAE SOT ……in attesa del permesso!
Giornata spesa ad immaginare le possibili ipotesi di soluzione del nostro problema; il più preoccupato è ovviamente Rosario che deve rispettare necessariamente i termini del proprio ingresso in Vietnam e se non riuscisse a ripartire entro domani per lui sarebbero guai. Gli scambi di informazioni con l’agenzia ed il sig. Tom in particolare assumono a volte toni piuttosto accesi, ma questo purtroppo non aiuta. Tutto rimandato a doani

1 settembre - alle 15 tutti al border dove dovremmo avere questo maledetto pezzo di carta; ci siamo ovviamente tutti, compresi David ed Evelin. Passano i minuti, le ore ed è ormai buio quando finalmente abbiamo l’autorizzazione a poter circolare. Rimontiamo in sella alle nostre moto che portaiamo in albergo pronte per ripartire l’indomani.
2 settembre Mae Sot-Hua Hin km 684 Tappa di strasferimento su bellissima strada sempre a 4 corsie; arriviamo a Hua Hin che fa buio; solo il tempo di trovare un hotel, cenare e poi a nanna.
3 settembre Hua Hin a Na Dan Beach (Khanom) - km 540I tanti km anche oggi sono ripagati da questo incantevole resort affacciato sul mare di Giava. Nemmeno il tempo di scaricare la moto, disporre della camera e poi di corsa giù a buttarsi in questo mare la cui acqua è fin troppo calda per le mie abitudini, ma ci voleva proprio! Siamo in bassa stagione ed ovviamente ne beneficiamo pagando per questo resort affacciato sulla spiaggia 20€ per una singola. La sera cena nel piccolo ristorante sul mare dove conosciamo un Italiano che vive qui da 8 anni.
4 settembre Dan Beach (Khanom) – Georgetown (Penang) km 510
L’alba qui ha dei colori fantastici e non posso non fare qualche foto anche se l’emozione che ho provato nel farlo difficilmente potrà raccontarla anche il più riuscito degli scatti. La splendida “supestrada” che ci porta sull’isola di Penang ci consente di tenere medie piuttosto alte e raggiungiamo il ponte (13 km di lunghezza) che collega la terraferma all’isola nel primo pomeriggio. Alloggiamo in un buon albergo nel centro di Georgetown (capoluogo dell’isola) una città modernissima i cui avvenieristici grattacieli si affiancano ai palazzi di epoca coloniale. Passeggiamo tra le animatissime vie del centro e la caratteristica “little India” per poi salire sulla Sky Line Tower un grattacielo alto oltre 250 m la cui sommità dispone di una terrazza con parte del pavimento in “vetro” e la sensazione di camminare nel vuoto è da brividi .

5 settembre Georgetown SINGAPORE Tanjung Puteri km 718
Tanta strada da percorrere oggi per poter arrivare a Singapore in serata e gestire con calma il carico delle moto sul container da farsi in ogni caso entro dopodomani. Strada noiosa, ma sempre a due/tre corsie permettendoci di tenere una media costantemente oltre i 100kmh. Arriviamo al border attraversando lo splendido ponte lungo 8 km; le formalità di uscita dalla Malesia sono veloci ed in pochi minuti siamo alla dogana di Singapore . Qui sono avanti anni luce rispetto alla dogane che avevo conosciuto sino ad oggi; tutto è informatizzato e gestito con una organizzazione inappuntabile. Visto d’ingresso sul passaporto e poi…..poi ci dicono che per entrare in Singapore con la nostra moto occorre stipulare una polizza assicurativa
attraverso gli uffici della’ACI locale. Ci rimbalzano di fatto in Malesia, in attesa di risolvere il tutto l’indomani. Troviamo un’ottimo hotel a pochi km dal confine dove ci arriviamo quando ormai è buio e sotto il solito temporalone monsonico….pazienza, inutile incazzarsi.


6 settembre Tanjung Puter-Singapore km 44
Con una sorta di taxi privato torniamo a Singapore dove ci attende Steven, il corrispondente locale della ditta di spedizioni presso la quale lavorava Maurizio il quale ci accompagna presso gli uffici dove potranno risolvere il nostro problema. Abbiamo anche qui conferma di quanto avevamo avvertito in dogana la sera prima…..qui di gente arrivata in moto dall’Europa come noi ne è arrivata ben poca! Riusciamo comunque ad ottenere la polizza e l’autorizzazione a poter circolare in Singapore con le nostre moto. Torniamo in Malesia al nostro Hotel, carichiamo le moto e una volta al border incrociamo le dita sperando che tutto vada per il verso giusto! Qualche esitazione per via del personale che si trova a gestire una situazione del tutto eccezionale ed eccoci finalmente autorizzati a passare……dopo le 22 però, perché se volessimo farlo prima di quell’ora occorrerebbe una sorta di “telepass” necessario in quanto Singapore è una ZTL a tutti gli effetti; questo ovviamente per limitare l’accesso in centro di veicoli a motore. Arriviamo in Hotel (suggeritoci da Steven) nel vivace quartiere di Chinatown accolti dagli sguardi sbalorditi della gente che fatica a credere che siamo arrivati sin qui via terra dall’Italia…..fatichiamo a rendercene conto anche noi del resto!!!

7-8-9 settembre SINGAPORE
Questa città Stato situata all’estremità meridionale della penisola Malese è collegata alla terraferma da due ponti e comprende un arcipelago di una cinquantina di piccole isole. Oggi rappresenta uno dei centri finanziari tra i più importanti al mondo e questo spiega la straordinaria modernità, tecnologica, urbanistica e viabilistica di questa città al cui confronto la nostra vecchia Europa sembra ferma a trent’anni fa.
Siamo nel cuore di Chinatown e passeggiare nel quartiere respirando i sapori di improbabili ristoranti, la cui cucina non è certo in linea con le nostre abitudini, in un caos di bancarelle che vendono qualsiasi è una esperienza che mi riempie di curiosità, ma anche di gioia .
Il traffico è ordinatissimo e a terra non si trova un pezzetto di carta o un mozzicone si sigaretta nemmeno cercandoli con una lente. Tanto da imparare per noi sotto questo aspetto.
Non possiamo poi non salire sullo “Sky Park” una piattaforma posta a 200m di e lunga 380m appoggiata sulla Maina Bay Sands Resort (inaugurato nel 2010): tre grattacieli comprendenti alberghi (2500 camere), Casinò ….e una piscina sulla piattaforma lunga 150m con vista sulla città. Incredibile!!!
Una birra nel quartiere di Clarke Quay affacciato sui caratteristici canali animati da locali e ristoranti sempre aperti dove non possiamo poi non fermarci per una birra .
Steven ci accompagna alla dogana portuale dove ci attende il container che riporterà le nostre moto in Italia; la curiosità e lo stupore degli addetti conferma che “clienti” come noi ne abbiano visti ben pochi in passato! Risolviamo tutto in pochissimo tempo con l’aiuto di operatori estremamente professionali e gentili. Foto di rito e chiusura del container!
Enrico ha il volo di rientro sabato mentre io ed Maurizio il giorno successivo; ne approfittiamo per visitare anche il Jurong Bird Park una riproduzione di ambienti naturali dove possiamo ammirare una quantità di coloratissimi uccelli tropicali .
Maurizio conosce bene questa città essendoci stato più volte in passato per lavoro e ci è stato di grande aiuto, così come fondamentale il supporto di Steven (con Irene) della M2K Logistics senza la quale difficilmente avremmo risolto i problemi di ingresso in città con le nostre moto ed il loro relativo carico in container.
…..non rimane che raggiungere l’aeroporto e prepararci alle 16 h di volo con scalo a Dubai che ci riporterà in Italia.

Un viaggio straordinario questo, o meglio tanti viaggi in uno solo che mi auguro questo “diario” possa almeno in parte raccontare. Sicuramente il più impegnativo tra quelli da me affrontati in passato, basti pensare alle strade del Pakistan sotto scorta, alle montagne del Ladakh o all’attraversamento da Ovest ad Est dell’India nella stagione peggiore (….i monsoni), esperienza questa che fatta in moto non credo siano moltissimi a poterla raccontare. Le difficoltà nell’attraversamento di alcune frontiere (vds ingresso in Thailandia) sono poi da mettere in conto e vanno affrontate con la necessaria “pazienza” nonostante, come nel nostro caso, possano comportare rinunce o modifiche all’itinerario previsto.
E’ stato un piacere poter condividere tratti di questa avventura con “viaggiatori” (…certo, motociclisti, ma prima ancora viaggiatori) come Rudolf (…un tedesco anomalo) Rosario, Franco, Fabio, David, Evelin e Maurizio Pistore che per un problema alla moto ha dovuto purtroppo concludere anzitempo il suo viaggio. A loro va tutta la mia stima ed il mio apprezzamento.
Che dire poi di Enrico e Maurizio che hanno vissuto con me questi 74 giorni e 19000km di strada? Semplicemente che non potevo avere compagni migliori; è stato un onore averli con me in questa avventura ed a loro va tutta la mia stima ed il mio ringraziamento!















visioni di viaggio - 2014
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