Alba del 31 ottobre: si parte, o meglio...si riparte!
2 novembre. Dopo 48 ore di noiosissimo traghetto da Genova
via Barcellona
, eccoci finalmente a Tangeri! Siamo in un ottimo ed onestissimo Riad all’interno della medina
e nonostante questo lo raggiungiamo abbastanza facilmente
. Anche rispetto ad una dozzina d’anni fa quando ci arrivai con Ivana e Matteo la città è cambiata parecchio e se da un lato ha forse perso un po’ del suo fascino dall’altro è la conferma di quanto il Marocco sia cresciuto nell’ultimo decennio. Strade ordinate e pulite, infrastrutture moderne ed in costante sviluppo e servizi decisamente migliorati. Se poi il raffronto lo faccio al mio primo viaggio da queste parti (…era il 1977) beh, stiamo parlando di un altro mondo.
Da Tangeri prendiamo l’autostrada che ci porta a Casablanca dove ci fermiamo 2 notti anche per consentire a Maurizio di incontrare un proprio corrispondente locale. Bellissima e moderna città e vale lo stesso discorso fatto per Tangeri o meglio ancora per il Marocco intero e un poco dispiace. E’ comunque ancora piacevole camminare lentamente all’interno del souk curiosando qua e là o chiacchierando con i simpatici venditori. Non perdiamo certo l’occasione per mangiare dell’ottimo pesce in un ristorantino all’interno del caratteristico mercato; Sara la ragazza che lo gestisce con il padre fa di tutto per accontentarci.
Bellissima poi la Moschea di Hassan 2 protesa sull’oceano e che con la luce del tramonto offre uno spettacolo imperdibile.
5 novembre – ancora autostrada per raggiungere Marrakech dove troviamo un onesto alberghetto poco distante dalle mura. Ritornare in Piazza Jamaa el Fna è per me sempre una emozione, soprattutto nel ricordo delle mia prima volta qui 42 anni fa. Certo non è più quella del 1977, ma il suo fascino lo mantiene ancora a dispetto degli insistenti “incantatori di serpenti” (quanto sono diversi da quelli che conobbi allora) dei venditori, ristoratori, ecc. sempre più accaniti nella loro ricerca di clienti.
6 novembre - Lasciamo Marrakech per dirigerci verso Ouarzazate ed è proprio in un’area di servizio prima della città dove ci fermiamo a fare rifornimento che il mio stivale destro mi abbandona, nel senso che la suola si sta letteralmente staccando. Ma vuoi che all’interno del souk non trovi un calzolaio che mi risolva il problema? E infatti per 80 dhr sistemo tutto facendo cucire per sicurezza anche il sinistro nel dubbio che anche questo mi riservi la medesima sorpresa. E’ davvero incredibile come in questi mercati tipici del mondo arabo si possa trovare ogni cosa e ogni soluzione ai più diversi problemi di ordine pratico.
Proseguiamo verso Tinghir risalendo poi la strada che ci porta alle Gorges de Todra fermandoci per la notte in un modesto, ma accogliente Riad. Con la luce del mattino ed un cielo di un azzurro splendente rimontiamo in moto godendoci queste spettacolari gole.
A Tinejdad deviamo sulla R702 che percorriamo sino a Erfoud e poi a Sud superata Rissani intravvediamo all’orizzonte le dune dell’Erg Chebbi. Alloggiamo in un isolato riad 5 km oltre Merzouga, scelta che si rivela indovinatissima. Con le nostre moto raggiungiamo non senza qualche patema le bellissime dune che con il sole ormai basso all’orizzonte assumono colorazioni incredibili. Prima del tramonto non perdiamo l’occasione di risalirne un paio per le immancabili foto di rito
.
Lasciata Merzouga prosieguiamo sulla N12 (preferiamo evitare la pista che porta a Zagora, più breve, ma meno adatta alle nostre moto) superando Zagora
per arrivare a Tissint dove, poco oltre il villaggio ci sistemiamo al Amoudou Lodge Camp. Alì, il proprietario, è un ragazzo berbero legatissimo alle proprie tradizioni e fa di tutto per accogliere al meglio i propri ospiti. Il campo tendato si trova in una gola percorsa da un fiume che con i colori del tramonto rende tutto straordinariamente bello. Tajin di legumi e…..uno spaghetto nostrano cucinato dal Limonta e apprezzato anche da una coppia di simpatici francesi. Un buon sigaro per chiudere la serata nel migliore dei modi assistendo ad uno spettacolo improvvisato da alcuni ragazzi locali e da Alì stesso che intonano canti locali accompagnati dal ritmo di percussioni.
500 km di buona strada ed eccoci di nuovo sull’Atlantico alloggiati in una sorta di b&b a poco prezzo a ridosso della spiaggia di Tan-Tan, una cittadina “in costruzione”, nel senso che sembrerebbe destinata a diventare un luogo di villeggiatura per i locali. La passeggiata sul lungomare così come la piazza centrale affacciata sull’oceano sono del tutto simili a quelle che potremmo vedere sulle nostre spiagge. Che il Marocco stia investendo tantissimo in termini di infrastrutture è del tutto evidente, anche sul fronte delle energie rinnovabili, prova ne sono sia i pannelli solari diffusi ovunque, ma soprattutto le distese di centinaia di pale eoliche incontrate lungo la strada.
Da Tan-Tan proseguiamo sempre in direzione Sud verso Boujdour
lungo una strada che per lunghi tratti scorre a pochissima distanza dall’oceano. Occorre fare attenzione alle raffiche di vento che alzano la sabbia proveniente dall’interno e che spesso si deposita lungo l’asfalto riducendo la carreggiata. Lungo la strada incontriamo un simpatico cicloturista marocchino proveniente da Meknes e diretto a Dakar
. Per la notte alloggiamo al Taiba Hotel (14€)
; puntatina al caratteristico porticciolo
dove rotolo miseramente a terra scivolando sulla rampa per l'accesso delle arche in mare con il risultato di giocarmi irrimediabilmente lo zoom della mia fotocamera mirrorless (beh, mi rimane lo smartphone e comunque il teleobiettivo). La sera ci godiamo uno Juventus-Milan…..Maurizio un po’ meno vista la sua fede rossonera e lo scontato risultato finale (1-0 per la Juve).
Birg Gandouz è la nostra ultima tappa Marocchina prima dell’ingresso in Mauritania. Più di 500 km di noiosissima strada con la consueta presenza di vento a tratti violento. Nonostante questo il Sahara Occ. ci regala anche oggi scorci di una bellezza pazzesca; scogliere a picco sull’oceano di un blu intensissimo; non perdiamo l’occasione per concederci qualche divagazione in fuoristrada per cogliere soggetti ancora più belli a benefico delle nostre fotocamere. Anche oggi un incontro con due simpaticissimi cicloviaggiatori, in questo caso spagnoli anzi, Baschi come orgogliosamente a precisare
. Per la notte sosta d’obbligo all’Hotel Barbas luogo d’incontro per molti dei viaggiatori di passaggio
.
12 novembre – Ci aspetta la frontiera con la Mauritania, ma prima abbiamo a che fare con quella in uscita dal Marocco dove uno zelante addetto militare contesta a Maurizio la presenza sulle sue valige laterali di adesivi riportanti la scritta “Sahara Occidentale”….regione e tantomeno stato riconosciuto dal Marocco e da sempre oggetto di contesa con la Mauritania. Adesivi rimossi e stesura di un minuzioso verbale di sequestro con tanto di rilevamento delle impronte digitali di Maurizio. Il tutto comunque senza il pagamento di alcuna sanzione.
Entriamo nella famigerata “terra di nessuno” 2 km per raggiungere il border Mauritano in un ambiente che definire surreale e inquietante è assolutamente riduttivo. Carcasse di auto e camion sparse ovunque tra sabbia e pietre sulle quali le nostre moto, certamente assai poco agili, faticano a muoversi. Non abbiamo altri mezzi che ci precedono e questo fa sì che ci si debba fidare un po’ del nostro istinto con l’unico riferimento dato dagli edifici doganali che vediamo all’orizzonte. Rischiamo più d’una volta di finire miseramente a terra, ma finalmente raggiungiamo il border. Un paio d’ore per ottenere il visto (50€) ed il permesso di importazione temporanea per poi risalire in moto e raggiungere la città di Nouadhibou
. 50km davvero complicati per Maurizio la cui moto non ne vuole sapere di andare. La frizione ha problemi evidenti che invano speravamo si risolvessero raffreddandosi; è evidente che i dischi siano irrimediabilmente compromessi (….inconcepibile per una moto con meno di 20000km) e trovare un meccanico da queste parti che ci possa mettere mano è ovviamente impossibile. L’indomani raggiungiamo Nouakchott dove Maurizio potrà attivarsi per quella che ormai appare l’unica soluzione percorribile: caricare la moto in container e rispedirla via nave in Italia. Da Nouadhibou sono 480 km nel nulla più assoluto e senza la possibilità di trovare del carburante lungo la strada, ma questo lo sapevamo e mi sono attivato con taniche di riserva. In realtà distributori aperti ce ne sono, ma dispongono solo di gasolio. Possibile comunque trovare benzina “al bidon” come dicono qui…mercato nero insomma
. Maurizio ha trovato un mezzo di fortuna su cui caricare la propria moto, un vecchio e malandato (eufemismo) furgone sul quale …viaggiano l’autista e due altri personaggi, uno in cabina con Maurizio e il driver e l’altro nel cassone con la moto…..per 480km!!!.
Nouakchott credo sia una delle città capitali di uno Stato più incredibili che abbia visto; e non per il traffico disordinato e privo di ogni regola, cosa abituale in paesi come questo, quanto per le sue enormi contraddizioni. Dalla miseria più evidente, dal porto dei pescatori certamente folcloristico ma che pare fermo ad una vita fa, dai mercati on the road dove puoi trovare ogni genere di cosa, dalle strade impolverate e sabbiose ai viali di accesso alla città moderna che sembrano quelli di una nostra metropoli, oppure ad un parco auto che farebbe invidia alla nostra Milano. La Mauritania è del resto un Paese ricchissimo di risorse minerarie, oro, diamanti, rame, gas e petrolio, un Paese che sta anche investendo in fonti rinnovabili prova ne sono le centinaia di pale eoliche in allestimento…pare da imprese cinesi.
Camminiamo lungo la spiaggia del caratteristico e pittoresco porto dei pescatori e curiosiamo tra i mercati a cielo aperto, ma scattare delle foto a questa gente è davvero difficile, non perché ti venga chiesto del denaro in cambio, ma proprio perché da loro fastidio.
Ci fermiamo due notti anche per capire che decisione prendere preso atto del fatto che la moto di Maurizio è fuori uso e occorre trovare il modo di rispedirla in Italia. Maurizio si fermerà in Mauritania qualche giorno da “turista” e visiterà l’interno (la bellissima Chenguetty e altre oasi) mentre tornerò indietro sulla medesima (…e unica strada) che da Nouakchott porta al confine con il Marocco e da li sino a Laajounne e da lì poi Essaouira, Fes, Chefchaouen e di nuovo a Tangeri per il traghetto.
15 novembre – ripercorro i 480 km da Nouakchott a Nouadhibou con appresso le taniche di benzina necessarie a sopperire alla totale mancanza di benzina lungo il percorso, così come avvenuto all’andata.
Non dimentico nemmeno di portarmi una quindicina di fotocopie del passaporto richieste ad ogni check-point. Qui le chiamano “fish” ed sono indispensabile per evitare che ad ogni controllo il militare sia costretto a registrare manualmente i dati del passaporto. Questi ragazzi sono comunque gentili e spesso simpatici e d è anche divertente scambiare quattro parole con loro. Per la cronaca oggi, così come all’andata credo, ne sono servite 13!. Lungo la strada incrocio prima i due ciclisti spagnoli e poco dopo l’incredibile e simpaticissimo 68nne marocchino
, tutti già conosciuti due giorni addietro nella direzione opposta. Alloggio all’hotel Medina, dopo aver tribolato non poco a trovare anche qui in città un distributore che avesse non solo diesel ma anche benzina; risolvo il problema caricandomi sulla moto un ragazzo rimasto a secco con la sua auto che mi accompagna ad una stazione di servizio e faccio finalmente il pieno. Domani mi aspetta il border con quei famigerati 2 km di terra di nessuno.
Oggi da Nuakchott a Nouadhibou….di nuovo quei 480km!!!! Taniche appresso stante l’assoluta mancanza di benzina sul percorso!
A Nouakchott lascio il Limonta che ha organizzato il rientro della suo moto via container mentre lui farà ritorno in aereo. Io continuerò il mio viaggio da solo rinunciando però all’idea di raggiungere Dakar obiettivo che comunque si era rivelato problematico volendo compiere questo viaggio andata e ritorno. La logica per un itinerario come questo imporrebbe lo stop a Dakar; certo economicamente più oneroso (container e volo di ritorno) ma oggettivamente più sensato per più di una ragione. Pazienza, ripercorrerò le stesse strade da Nouakchott sino a Laajounne e quindi un itinerario in Marocco passando per Essaouira, Fes, Chefchaouen e quindi Tangeri per il traghetto su Genova. Peccato davvero per Maurizio, ma in un viaggio come questo, certamente non agevole, qualche imprevisto è sempre in agguato.
16 novembre – ripercorro il tratto che da Nouadhibou porta al confine con il Marocco; vento fortissimo e la sabbia che copre l’asfalto. Proprio su un breve tratto di strada piena di buche prendo raffiche di vento tanto violente che non mi consentono di zigzagare per evitare i crateri; dare di gas …..e contare sulla buona sorte. Il supporto del TomTom vola letteralmente via e rimane attaccato solo grazie al filo di alimentazione (sistemerò il tutto con il classico adesivo americano la sera). Mi va bene e sono al border dove una volta sbrigate le pratiche di uscita dalla Mauritania mi ritrovo di nuovo in quel paesaggio spettrale dove un c’è una pisata e occorre guidare tra pietre, sabbia e rottami fidandosi del proprio intuito
. La dogana Marocchina all’orizzonte è l’unico riferimento. Me la cavo seguendo un’auto guidata da un ragazzo che probabilmente conosce bene questo luogo infernale. Ne sono fuori e tiro un grosso respiro di sollievo. Mi sistemo per la notte così come all’andata al caratteristico ed economico Hotel Barbas (…..hotel è un po’ eccessivo…ma è davvero un’ottima sistemazione).
Riprendo la strada verso nord. C’è un vento fortissimo che quando l’ho di lato rende la guida faticosa, ma tengo comunque una media di poco superiore ai 100kmh; fa anche freddo e solo dopo più di un’ora mi decido a mettere l’imbottitura della giacca
. In alcuni tratti la sabbia copre il manto stradale restringendo ulteriormente la carreggiata che ad un certo punto scompare letteralmente. Probabilmente è un punto particolarmente soggetto a questo tipo di eventi tanto che una ruspa è all’opera e a fatica cerca di garantire un passaggio ai mezzi, pochi, in circolazione. Beh, nulla di strano; da noi quando nevica non intervengono gli spalaneve? Qui giustamente lo stesso lavoro lo fanno gli spalasabbia!
Raggiungo Dakhla nel primo pomeriggio e sono sorpreso da ciò che vedo! Questa è una cittadina che prende il nome della penisola omonima il cui golfo pare essere uno degli spot al mondo preferiti dagli amanti del Kitesurf; c’è un piccolo aeroporto e questo genera un flusso costante di appassionati. Dakhla pare destinata a diventare una meta turista importantissima per il Marocco….e questo in pieno West Sahara!
Da Dakla a Laayounne sulla medesima, monotona strada dell’andata. Mi fermo solo per una insalata ed il pieno a Boujdour dove in quella occasione ci eravamo fermati una notte. Prima però noto un cartello che sembra indicare una base di pescatori locali. Mi indicano un piccola strada che in ripida discesa porta ad una baia dove decine di quelle piccole imbarcazioni si preparano ad entrare in acqua trainate da un trattore. Qualche foto è d’obbligo mentre scambio due parole con due militari addetti a presidiare questa base
. Laayounne è una città piuttosto anonima e poco interessante e rappresenta in sostanza l’inizio della controversa regione del Sahara Occidentale. Dormo al San Mao Sahara un modesto 2 stelle a 22€ la camera, ma occorre prendere un taxi per raggiungere il centro e cercare un ristorante solo dopo però essermi gustato l’abituale the seduto in uno dei tanti bar frequentati dai locali.
IL SAHARA OCCIDENTALE
è una regione del Nordafrica, ex colonia spagnola, il cui territorio è conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario; quest'ultimo ne ha dichiarato l'indipendenza proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.La sovranità sul Sahara Occidentale è contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario e il suo status giuridico rimane irrisolto. Le Nazioni Unite lo considerano un “territorio non autonomo”Il territorio del Sahara Occidentale è diviso in diverse province che sono trattate dallo stato marocchino come parti integranti del regno. Il governo marocchino sovvenziona le province sahariane sotto il suo controllo con carburante a basso costo e sussidi vari, per placare il dissenso nazionalista e attrarre immigrati da Sahariani e le altre comunità del Marocco.
Il governo in esilio della autoproclamata Repubblica Araba dei Sahrawi (RASD) è una repubblica parlamentare e presidenziale con partito unico, ma secondo la sua costituzione, questo sarà cambiato in un sistema multi-partitico al raggiungimento dell'indipendenza. Attualmente ha la sede presso il campo profughi in Algeria. Esso controlla anche la parte del Sahara occidentale ad est del muro marocchino.
l "muro della vergogna" eretto da oltre 30 anni. Costruita tra il 1980 e il 1987, in sei fasi distinte, la recinzione che divide il Marocco dal Frente popular para la liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro, meglio conosciuto come Fronte Polisario, è il simbolo vergognoso dell'incapacità della comunità internazionale di risolvere le controversie esistenti da oltre trent'anni. Da un lato il regno alawita, che dopo la ritirata spagnola ha avanzato pretese sul territorio illibato, e dall'altro il popolo Sahrawi. Il Sahara Occidentale è considerato uno dei territori con maggior numero di mine al mondo. Tra i 7 e i 10 milioni, secondo le stime delle Nazioni Unite.
Il nemico silenzioso nuoce 20 vittime all'anno. A pagarne il prezzo sono soprattutto i civili, che rappresentano l'80%. In molti casi, si tratta di minori. I dati pubblicati nel Rapporto di monitoraggio delle mine terrestri rivelano che, a partire dal 1975, sono più di 2.500 le persone rimaste ferite, mutilate o uccise in territorio sahrawi. 26 dall'inizio dell'anno. Gli ordigni esplosivi risultano di fabbricazione italiana, portoghese, russa e cinese. "Ogni anno causano tra le 20 e le 30 vittime, ma questa gente non va via. Anche se volesse, non saprebbe dove andare", fa sapere Aziz Haidar, presidente di ASAVIM.
19 novembre - da Laâyounne o Er Aaiún
mi sparo altri 500km e più ripetendo sino al Guelmin la stessa strada dell’andata…certo a tratti molto bella con vista spettacolare sull’Atlantico, ma in gran parte terribilmente noiosa. Incrocio un ciclista giapponese diretto in Senegal, un ragazzo simpaticissimo partito dal Giappone attraversando Mongolia, Russia, Asia Centrale, i Balcani, la nostra Italia, ecc….È in giro da un anno e mezzo!!!! Un selfie è d’obbligo!!
Mi fermo per la notte a Tiznit in ottimo 4stelle a 35€ a poche decine di metri dall’ingresso della Kasbah le cui mura con la luce del tramonto assumono colori di grande bellezza. Il souk è ovviamente animato; scarsissima la presenza di turisti essendo Tiznit fuori dalle abituali rotte di viaggiatori organizzati.
Lasciata Tiznit risalgo sempre sulla N1 in direzione di Agadir dove non ho nessana intenzione di fermarmi nemmeno per un the; traffico intenso ma ordinato, mega hotel, golf, casinò…..sembra d’essere a Sanremo piuttosto che a Milano Marittima! Anche rispetto a quando la vidi 11 anni fa lo sviluppo di questa città balneare in termini di infrastrutture ricettive e non solo è cresciuta tantissimo ed è destinata ad imporsi ulteriormente dal punto di vista turistico. I 150 km che separano Agadir da Essaouira me li ricordavo belli, ma non così tanto belli, e questo nonostante i lunghi tratti oggetto di rifacimento/allargamento della carreggiata. Incrocio così tanti minivan carichi di surf (qui le onde non mancano) che non ricordo di aver visto nemmeno in Australia, gli appassionati di questo sport arrivano ui da tutta Europa.
Ad Essaouira alloggio al Riad Kafila ubicato in una viuzza della Kasbah a ridosso delle mura la cui terrazza vetrata è direttamente affacciata sull’oceano. I 65€ per le due notti li vale assolutamente tutti, anche se la moto occorre ovviamente lasciarla ad un parcheggio esterno alla medina.
Certo non è più l’Essaouira della metà degli anni sessanta quando era meta apprezzata dal movimento hippie diffuso in quegli anni; tra gli ospiti più famosi del tempo Jimi Hendrix, Frank Zappa piuttosto che Bob Marley. Un certo suo fascino lo ha tuttavia mantenuto ancora nonostante le migliaia di turisti che in ogni stagione ne animano la cittadella con le sue mura merlate affacciate sull’oceano. Nonostante i moltissimi negozietti di souvenir made in china diffusi del resto ovunque, rimangono però numerosi piccoli laboratori artigianali che mantengono viva la tradizione dell’intaglio del legno di Tuia oppure artisti intenti a dipingere paesaggi locali dai colori pastello intensi. Numerosi anche negozietti che espongono prodotti di cosmesi derivati dall’olio di Argan una pianta particolarmente diffusa in questa regione del Marocco. Come non parlare poi del suo caratteristico porto di pescatori che soprattutto nel pomeriggio si anima con il rientro delle barche cariche di pesce di ogni genere, corvine, san pietro, sogliole, dentici, gronchi, e crostacei d’ogni genere. Appena fuori dal porto operano una decina di ristorantini all’aperto in cui è d’obbligo gustare per pochi spiccioli dell’ottimo pesce a km 0! Purtroppo il tempo non è granché, pioviggina a tratti e non ci sono più di 18°.
Lascio Essaouira con una pioggerella a tratti anche molto fitta che dalle previsioni meteo non mi abbandonerà per l’intera giornata e dal momento che per raggiungere Rabat ci sono poco meno di 500km decido, una volta raggiunta Safi, di prendere la comoda autostrada. Non ero mai stato prima d’ora nella capitale marocchina ed devo dire che, al di là del mio iniziale scetticismo, mi ha invece positivamente sorpreso. Rabat è ormai una città moderna, ordinata e pulita, almeno nella sua porzione centrale. L’albergo scelto è abbastanza distante dal centro storico e per arrivarci il taxi (assolutamente economico) è la soluzione migliore. La Torre di Hassan, il Mausoleo di Mohammed V (vi sono sepolti gli ultimi reali del Marocco) e la Kasba degli Oudaïa situata su uno sperone roccioso sovrastante il mare sono le “attrazioni” che non mi perdo.
23 novembre - eccomi a Fes con la sua Medina fortificata il cui ingresso principale non può che essere la Bab Boujloud, la porta azzurra, costruito durante il protettorato francese nel 1913 ed è decorata con zellijs blu sull’esterno e verdi all'interno, che rappresentano, secondo alcuni, gli occhi azzurri dei berberi nativi e il verde dell'Islam.
Fes...che delusione la sua medina ridotta ormai ad un bazar di chincaglierie "made in China"! Di quella che conobbi la prima volta nel 1977 è rimasto solo qualche scorcio qua e la, ma anche da quando ci sono tornato con Ivana e Matteo nel 2008 è cambiata tantissimo perdendo gran parte del suo fascino Certo, come giustamente mi diceva un simpatico tassista "per voi turisti era meglio allora, ma per noi Marocchini è molto meglio adesso". Ricordo che 42 anni fa mi persi letteralmente nel vivacissimo labirinto delle Medina di allora ritrovando solo dopo ore una via d’uscita. Era allora uno spaccato straordinario del Marocco di quel tempo, con i suoi colori, i suoi profumi, il caos disordinato di commercianti e artigiani operosi….tanto diversi dagli insistenti venditori attuali! Dei quella Fes è rimasto solo qualche scorcio qua e là, ai margini delle viuzze maggiormente frequentate.
Progresso e qualità della vita da sempre e ovunque faticano purtroppo a coesistere con la tradizione, i costumi e le abitudini di un tempo. “Turisticamente” è un peccato, per chi ci vive ovviamente il discorso cambia!
24 novembre – risalgo in moto con un cielo che finalmente si apre a squarci di azzurro dopo tre giorni di pioggia insistente e fastidiosa. Fidandomi del navigatore mi propongo di raggiungere Ouazzane percorrendo una strada secondaria e da lì poi la N13 sino Chefchaouen.
Un centinaio di km lungo una strada strettissima, a tratti malmessa, ma soprattutto resa pericolosamente insidiosa dalla patina di fango lasciata dalla pioggia dei giorni scorsi. Un piccola disattenzione, una frenata improvvisa ed il rischio sarebbe di ritrovarsi miseramente sdraiato a terra. Superata Ouazzane tutto si rimetta al meglio con un asfalto perfetto e un susseguirsi di curve e controcurve che sono una vera gioia per la guida.
Chefchaouen "la città blu", il luogo migliore dove chiudere questo viaggio; certo anche qui il progressivo sviluppo turistico sta inesorabilmente lasciando il segno, ma il suo fascino è ancora impagabile e percorrerne i saliscendi delle sue viuzze sino alla bella piazza Outa el Hamman è davvero un piacere.
25 novembre – un centinaio di km o poco più per raggiungere il porto di Tangeri Med dove mi aspetta il traghetto per Genova. Tre giorni di noiosissima navigazione arricchiti però dall’aver potuto conoscere quattro motociclisti davvero speciali partiti da Foggia e di ritorno dalla Guinea Bissau: Giulio, Mario, Giuseppe e Beppe testimonials della iniziativa “bikers for life”
.
Alla fine non sono arrivato a Dakar nonostante da Nouakchott non mancassero più di 500km; qualche contrattempo (non ultimo il problema alla moto di Maurizio) e la scelta di vivere al meglio e con calma questo viaggio mi avrebbero impedito di essere a Tangeri per il traghetto il 25 novembre, considerando il fatto di dover rifare tutte le dogane un’altra volta, inclusa quella Mauritana con relativo ulteriore visto.
Si chiude così anche questa nuova avventura in terra d'Africa.
Il vecchio, malconcio GS non mi ha tradito nemmeno questa volta a dispetto degli anni (10), dei km (150.000), delle innumerevoli cadute e dei maltrattamenti subiti. Peccato per il problema alla moto del Limonta che lo ha costretto alla resa appena entrati in Mauritania, ma sono purtroppo eventi da mettere in conto . Porto con me i colori di quella terra, gli odori, il calore della sua gente, la sabbia del Sahara e le sue notti dove le stelle pare di poterle toccare con mano.