Novembre 2021
Torno in Malawi all’Alleluya Care Center di Namwera dove ha sede l’orfanotrofio voluto da Rita diventato negli anni un punto di riferimento per il villaggi della zona.
Oggi vi si trovano 26 piccoli (da 0 a 2 anni) tutti orfani di madri per lo più adolescenti morte di parto. Alcuni di loro purtroppo non sopravvivono vinti da malformazioni congenite, meningiti, tubercolosi ossee o Hiv trasmesso dai genitori (il Malawi ha una altissima % di sieropositivi). Di Africa si parla praticamente solo in funzione degli "sbarchi" e allora ci si divide tra accoglienza e respingimenti, posizioni entrambe legittime, ma nessuna delle due una soluzione. In TV e sui media in generale spopolano tuttologi e pseudogiornalisti da strapazzo che l'Africa la conoscono si e no per averci fatto un safari con relative foto per da mostrare agli amici, magari in compagnia dell'aitante giovanotto pateticamente travestito da guerriero Masai. I problemi dell'Africa sono ben altri e si chiamano neocolonialismo, "land grabbing", corruzione, assistenza medica insufficiente o peggio, carestie, livello di scolarizzazione volutamente tenuto bassissimo dai governanti di turno. Qualche sovranista dell'ultima ora ce lo accompagnerei io qui....magari a calci in culo. Sì, oggi sono piuttosto incazzato; Grace, la nostra infermiera, è stata chiamata dai medici dell'ospedale di Mangochi (50 km da qui) per riportare in orfanotrofio il piccolo Mussa (21 mesi) che continua a stare molto male
. Certo, poi io domani torno in Italia, a casa tra i nostri irrinunciabili confort e Namwera rimane a 12 h di volo....da ipocriti non riconoscerlo. Diverso per chi come MamaLita Milesi ha dedicato e dedica (io ne conosco) la propria vita in aiuto a questa gente. L'Aleluya Care Center sopravvive solo grazie alla rete di solidarietà creatasi in Italia negli anni, gente comune, amici che generosamente contribuiscono a questo scopo. Un nuovo container è in partenza proprio in questi giorni a sarà a Namwera la primavera prossima. Grazie a tutti per questo!
E’ tempo di semina sui 3 ettari coltivati a mais del nostro Alleluya Care Center confidando che anche quest’anno la stagione delle piogge che si avvicina sia favorevole così da poter garantire un raccolto generoso.
Liwonde National Park
Lascio Namwera per un paio di giorni e mi faccio accompagnare da Roben, il nostro autista, al Liwonde National Park che dista poco più di un’ora di strada da Namwera. C’ero già stato nel 2018 con Maurizio e Franco, ma volevo tornarci con più calma per apprezzarne la bellezza pur trattandosi di un piccolo parco naturale ben diverso e pochissimo conosciuto rispetto ai grandi parchi di Kenya o Tanzania. Sono al Kutchire Lodge, essenziale ma accogliete e soprattutto economico. Il pomeriggio safari in barca sullo Shire River nelle cui acque abbondano gruppi di ippopotami che si prestano generosamente alla mia fotocamera così come qualche coccodrillo pigramente adagiato sulla riva. Le luci del tramonto fanno da sfondo al procedere lento di qualche elefante; immagini che solo l’Africa può regalare. Dormo in piccolo lodge molto essenziale ma comunque confortevole; un letto con l’abituale zanzariera e finestre prive di vetro con la sola rete a proteggere dei fastidiosi insetti. E’ più o meno l’una quando sono svegliato da un rumore che in un primo momento attribuisco al vento…..assolutamente no, è semplicemente un grosso elefante intendo a mangiare da un albero attaccato al mio lodge, praticamente a meno di due metri dal mio letto! L’indomani safari a bordo di una vecchia jeep riadattata dalla quale poter ammirare kudu, bufali, elefanti, impala, facoceri, ghepardi e un nutrito gruppo di leoni da poco introdotti nel parco. Tornato a Namwera ricordo di quando Rita mi parlava dei suoi primi anni in questo luogo, quando gli elefanti erano una presenza abituale tra i villaggi e quando non era affatto difficile incrociare sulla strada al tramonto qualche leone pacificamente a passeggio.
Aprile 2022
Ci torno per la terza volta
. Il Malawi…ma dov’è? Ci preoccupiamo giustamente per ciò che accade vicino a noi, della assurda guerra in atto (Ukraina/Russia) dove a pagarne come sempre le conseguenze non sono certo i guerrafondai che la alimentano da una parte e dall’altra. Ci incazziamo giustamente perché le nostre bollette di gas e luce aumentano….chi se ne frega se qui il costo dei fertilizzanti è triplicato e senza dì quelli il mais, alimento base da queste parti, non cresce. E così il costo del gasolio, del grano, ecc. Chissenefrega di questa Africa in vendita dove per arrivarci ci vogliono 10 ore di volo….!
A proposito dei fertilizzanti. Qualche anno fa durante il mio primo viaggio in Etiopia (un Paese che amo particolarmente) sono stato nella terra degli Afar ossia la Dancalia, una regione tra le più inospitali al mondo anche se turisticamente apprezzata per la sua straordinaria primitiva bellezza fatta di colori incredibili; un paesaggio lunare e psichedelico unico al mondo. Ai margini di questa regione (Dallol) si trova un giacimento di sale tra i più distesi del pianeta. Ci lavorano in condizioni pazzesche sotto un sole cocente e senza alcun riparo uomini che tagliano in barre da 15 kg il sale che poi caricano su cammelli e asini per raggiungere dopo alcuni giorni il punto di raccolta. Sono le carovane del sale queste……certo belle da fotografare per mostrarne gli scatti agli amici, ma quanta sofferenza in quelle foto! Ebbene, la multinazionale che da decenni detiene il business del potassio Etiope (Allana Potash con soci anche Cinesi) ha sede a Toronto…mica ad Addis Abeba o Macallè! Il potassio è essenziale per la produzione di fertilizzanti (…e anche di esplosivi per la verità) ebbene, i sacchi di fertiizzante che utilizziamo in Malawi arrivano dalla Cina…..magari con il potassio Etiope!
Grazie all’opera di due volontari esperti elettricisti (Tullio e Domenico) l’Alleluya care Center può ora contare su di un impianto fotovoltaico di 6 kilowatt
e la predisposizione di ulteriori 6 che garantiranno la quasi totale autonomia energetica del centro sopperendo in questo modo agli abituali blackout di corrente da parte di Escom (la compagnia elettrica pubblica). Ulteriore importante vantaggio poi quello di non dover ricorrere all’utilizzo del generatore a gasolio divenuto estremamente oneroso dal punto di vista economico per via del lievitato costo del combustibile.
Il raccolto del mais è stato soddisfacente anche se in parte inferiore alle attese. Si è poi provveduto alla installazione di un sistema di irrigazione su un ettaro di terreno che verrà seminato a fagioli con una produzione attesa di ca 25 quintali. Mais: carboidrati – Fagioli: proteine; dieta base della alimentazione locale anche per i circa 120 bambini ospiti della scuola materna di Alleluya Care Center.
A proposito di mais questo viene macinato nei due mulini voluti da Rita, uno dei quali in prossimità dell’Alleluya e l’altro nel villaggio di Ngau a pochi km da Namwera.
Quest’ultimo può operare grazie ad un trasformatore, finanziato da Malawi nel cuore Onlus, che dà corrente anche all’intero villaggio stesso. Purtroppo il malfunzionamento di questo trasformatore ne ha reso necessaria la sostituzione che ha comportato un ulteriore investimento di oltre 5.000€. Anche il nuovo non è ancora purtroppo funzionante per cause “incerte”
. I capovillaggio formulano due ipotesi: atti vandalici o stregonerie. Ci sarebbe da ridere, ma anche questa è l’Africa. Dei due mulini beneficano ovviamente anche tutti gli abitanti dei villaggi circostanti che coltivano a mais il proprio fazzoletto di terra; ragazzini di 10/12 anni che arrivano al mulino portandosi sula testa pesanti ceste di mais, ceste che riportano alla loro capanna riempite di preziosa farina.
Il pomeriggio mi piace camminare nel cuore del villaggio che ogni mercoledì si anima di un coloratissimo mercato; sono l’unico “bianco” in circolazione e mi sorprendo del fatto che il mio volto è conosciuto e sorrido ai “ciao Gigi!” che capita di sentire.
Mi fermo poi all’improvvisato campo di calcio e conosco il “coach” locale che mi fa notare lo stato del pallone che usano ripromettendomi di procurargliene uno nuovo, cosa che faccio l’indomani.
Chiudo le mie giornate all’Alleluya gustandomi un sigaro
con lo sguardo ad un cielo stellato che sembra di poter toccare con mano ed il pensiero a questa gente e a quanto Rita ha fatto per lei.
Si torna in Italia. Sul volo Ethiopian Airlines che mi riporta a casa viaggiano con me due suore Italiane Eleonora e Ornella (sono due sorelle), quest’ultima missionaria in Malawi da mezzo secolo e c’è anche Marina, infermiera la cui storia e il cui lavoro in questo angolo di mondo hanno dell’incredibile. Un regalo prezioso averle conosciute.